Sanzioni per l’abbordaggio illecito della Flottiglia umanitaria da parte di Israele
Noi giovani ricercatori e ricercatrici, studiosi e studiose italiani: insieme ai movimenti dal basso, agli studenti, ai sindacati, ai cittadini, che il 1 ottobre hanno manifestato nelle piazze e per le strade delle città, esprimiamo la nostra più ferma condanna per l’abbordaggio, avvenuto in acque internazionali, della Flottiglia diretta verso Gaza, e impegnata nel trasporto di aiuti umanitari.
L’azione delle forze israeliane costituisce un illecito internazionale evidente, contrario ai principi consolidati del diritto del mare, del diritto internazionale umanitario e delle norme imperative della comunità internazionale.
Violazioni del diritto internazionale del mare
Ai sensi della Convenzione UNCLOS dell’ ONU sul diritto del mare, le navi civili hanno diritto al passaggio inoffensivo anche attraverso acque territoriali. Tanto più in alto mare, dove il principio di libertà di navigazione vieta a qualsiasi Stato, diverso da quello di bandiera, di esercitare poteri coercitivi sulle imbarcazioni.
L’abbordaggio di una nave civile in acque internazionali, come avvenuto per la Global Sumud Flottilla, rappresenta, quindi, una violazione diretta della libertà di navigazione, norma di carattere cogente del diritto internazionale.
Violazioni del diritto internazionale umanitario
Il Manuale di Sanremo stabilisce chiaramente che le navi umanitarie che trasportano beni di prima necessità non possono essere attaccate o ostacolate.
La IV Convenzione di Ginevra impone alla potenza occupante l’obbligo di facilitare e accettare le operazioni di soccorso organizzate da terzi, garantendo l’arrivo degli aiuti alla popolazione civile.
La stessa FAO ha recentemente dichiarato lo stato di carestia a Gaza: impedire l’accesso di beni alimentari e sanitari equivale, dunque, a violare in radice il Protocollo Addizionale I del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, che vieta di usare la fame come metodo di guerra.
Illiceità del blocco navale
Già nel rapporto delle Nazioni Unite sulla Flottiglia del 2010 (par. 35), fu affermato che qualunque blocco che abbia come effetto la privazione della popolazione civile di beni essenziali è illecito, a prescindere dalla sua qualificazione giuridica.
Oggi, a differenza di allora, vi è una carestia accertata. La prosecuzione di tale blocco si traduce in una forma di punizione collettiva, vietata dal diritto internazionale umanitario e assimilabile a un atto di genocidio.
Status dei territori occupati
La Corte Internazionale di Giustizia, sul suo parere consultivo sulle conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori Palestinesi Occupati del Luglio 2024, ha ribadito che Israele non ha alcuna sovranità sui territori palestinesi occupati, e che nessuno Stato deve in alcun modo normalizzare l’occupazione.
Le acque prospicienti Gaza, pertanto, devono essere amministrate nell’interesse della popolazione civile locale, e non possono essere militarmente chiuse.
Responsabilità degli Stati terzi
Gli Articoli del progetto sulla responsabilità dello Stato della Commissione di diritto internazionale (artt. 40-41) vietano la cooperazione degli Stati alle violazioni di norme di diritto cogente.
La Convenzione sul genocidio obbliga tutti gli Stati non solo a prevenire e punire il genocidio, ma anche a non collaborare, né mantenere relazioni normalizzate con chi lo commette o lo favorisce.
Alla luce di queste norme, l’abbordaggio della Flottiglia rappresenta un illecito internazionale, tanto in acque internazionali, quanto nelle acque territoriali palestinesi occupate.
Chiediamo, pertanto, che il Governo italiano:
1. condanni formalmente l’abbordaggio illegale della Flottiglia umanitaria, in uno alle istituzioni europee che su questa vicenda stanno tacendo nonostante la cittadinanza di coloro i quali sono stati fermati;
2. approvi autonomamente e chieda in sede europea e internazionale l’immediata imposizione di sanzioni a Israele per violazione del diritto internazionale del mare e del diritto umanitario;
3. sospenda ogni forma di cooperazione politica e militare che possa configurare una complicità nei crimini internazionali in corso.
Si precisa che l’appello è rivolto a soli ricercatori e studiosi di ogni disciplina, oltre che ad operatori giuridici (avvocati, magistrati, consulenti, ecc). Gli studenti che sottoscriveranno l’appello saranno rimossi.